Dono per il presente e per il futuro
I sinottici, collocando l’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena vissuta da Gesù con i Dodici nell’imminenza della sua passione e della sua morte, stabiliscono un legame profondo tra il sacramento eucaristico e l’immolazione sulla Croce.
Questo è confermato anche dal fatto che Gesù si esprime con un linguaggio sacrificale: “corpo dato” e “sangue versato”.
Tuttavia è altrettanto fondamentale il legame dell’Eucaristia con il mistero della risurrezione, e questo emerge con chiarezza dal discorso di Gesù sul pane di vita, tenuto nella sinagoga di Cafarnao e riportato nel capitolo 6° del quarto Vangelo. Dopo essere stata sfamata dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci, la folla chiede un segno a Gesù per credere in lui, ricordandogli come Mosè avesse nutrito i padri nel deserto con la manna, pane disceso dal cielo. Gesù replica presentando se stesso come «il pane di Dio», «il pane vivo disceso dal cielo, quello vero», «il pane che dà la vita al mondo».
Gesù è pane vivo che dà la vita perché possiede la vita in pienezza e la possiede in pienezza non solo perché essendo Dio è sorgente increata della sua stessa vita e autore di ogni vita creata, ma anche perché con la sua risurrezione ha riportato nella sua umanità, una vittoria piena e definitiva sulla morte. Infatti Gesù risorto così si presenta a Giovanni confinato nell’isola di Patmos: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre» (Ap 1,17-18).
Il progetto di Dio che noi abbiamo la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10) si compie con la nostra partecipazione alla risurrezione di Cristo comunicata a noi per mezzo dell’eucaristia: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Queste parole di Gesù rivelano che l’eucaristia ci porta un dono per il presente e una promessa per il futuro. Il dono per il presente è «la vita eterna», cioè la vita divina: «Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per mezzo del Padre, così anche colui che mangia me vivrà per mezzo di me» (Gv 6,57). La promessa per il futuro è «io lo risusciterò nell’ultimo giorno» quando, ritornando nella sua gloria, Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). L’Eucaristia, donandoci il corpo di Cristo risorto in cui «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9), ci assimila a lui nell’anima e nel corpo per vivere come lui nel tempo e risorgere per l’eternità.
padre Domenico Maria Fabbian